venerdì 21 settembre 2012

RELAZIONE CONGRESSUALE CONGRESSO CIRCOLO DI FIRENZE

Care cari amici,
vi esprimo tutta la mia gratitudine per il vostro impegno, coerente e costante, che hanno permesso, in particolare in questo ultimo anno di raccogliere successo e soddisfazione per l’azione politica del nostro Circolo. Il bilancio dell’attività svolta è senz’altro positivo ma sicuramente abbiamo ancora tanto lavoro da fare per la piena affermazione dei principi ecologici nel PD, nel centrosinistra, nel governo del territorio.
In particolare occorre che il nostro circolo sappia intensificare le iniziative sia di informazione che di approfondimento teorico e scientifico, ma anche di lotta e proposta con coraggio e determinazione, cercando soprattutto di raggiungere e far associare sempre più giovani.

Vi segnalo alcune delle priorità programmatiche.
- Mobilità
Gli ecodem fiorentini aderiscono e sostengono convintamente sia i progetti delle nuove linee di tramvia di Firenze, sia il progetto della linea tramtreno che intende collegare Firenze con la Piana, Campi, fino a Prato.
Progetti di straordinaria importanza per integrare, sviluppare, completare un sistema di mobilità sostenibile nella costituenda città metropolitana.
Nel campo della mobilità c’è moltissimo da fare, e ritardi enormi da recuperare.
La qualità della vita ed il benessere sono associati alla disponibilità di un sistema di trasporto sicuro, affidabile, comodo e rapido.
Per il Circolo Ecodem di Firenze investire nella realizzazione di sistemi di mobilità sostenibile - ferrovie locali, tramvie e metropolitane, treni per i pendolari, autobus a basso impatto ambientale, sostegno alla ricerca ed alla innovazione dell’industria automobilistica, passaggio delle merci dalla gomma alla ferrovia - è una priorità per la modernizzazione del paese. In più può costituire, al tempo stesso, una scelta importante per il rilancio dell’economia.
La tramvia è parte della soluzione a questa crisi della mobilità, insieme ad un potenziato servizio ferroviario regionale e metropolitano, integrato da nuovi parcheggi scambiatori, da un sistema di nuove piste ciclabili.
Oltre a quelli ambientali, sono molti i vantaggi economici e sociali che  deriveranno all’intera comunità dell’area metropolitana fiorentina grazie alla realizzazione della tramvia: la migliore accessibilità del territorio a scala metropolitana, regionale e nazionale; la possibilità di integrare i parcheggi scambiatori con l’intero sistema di mobilità provinciale e regionale, riducendo in modo drastico l’ingente domanda di pendolarismo extraurbano su gomma; la possibilità di ridurre il costo tariffario della mobilità urbana ed extraurbana per gli abitanti delle città, introducendo l’uso generalizzato del biglietto unico a scala metropolitana  favorendo, in particolari fasce orarie, un uso privilegiato del mezzo pubblico utilizzato nel sistema integrato da lavoratori, pensionati e studenti.
Il sistema di rete tramviaria avrà poi un’importanza strategica per la riduzione dei consumi energetici, dell’ inquinamento atmosferico e il conseguente cambiamento degli stili di vita dei cittadini ( più sobri e più salubri), che deriveranno nel medio/lungo periodo da questa straordinaria e necessaria trasformazione dell’organizzazione della mobilità collettiva.
Con la tramvia in funzione il traffico privato su gomma si ridurrà significativamente e anche le emissioni inquinanti diminuiranno altrettanto. La tramvia non serve solo a migliorare l'ambiente, ma anche la salute dei cittadini.
Il potenziamento del trasporto pubblico è uno degli assi strategici da perseguire per consentire alla cittadinanza di adottare uno stile di vita più sostenibile.

- Urbanistica, green economy, risparmio energetico
Una doverosa e motivata premessa di carattere generale.
Il processo di globalizzazione in corso è caratterizzato da grandi ingiustizie civili e sociali e gravi diseguaglianze distributive nonostante le grandi opportunità di evoluzione sociale offerte dalle nuove tecnologie e dalla crescita della conoscenza. Le vite di milioni di persone e le loro società civili sono minacciate dalle “guerre preventive”, dalle carestie e malattie vecchie e nuove, dai disastri ambientali e in particolare dai danni al clima portati dal sistema produttivo. Molto di questo deriva dalla estensione a tutto il Pianeta di un unico modello di produzione e di consumo, quello imposto dai Paesi sviluppati, che comporta inevitabilmente una continua accelerazione dei consumi delle risorse energetiche e ambientali non rinnovabili in particolare nei grandi Paesi emergenti come l’India e la Cina.
L'enorme divario nelle condizioni di vita tra i popoli della terra ad alto livello tecnologico, economico e industriale e quello dei popoli meno tecnologicamente avanzati, impone un intervento di tipo nuovo volto alla realizzazione di un futuro sostenibile. Il nostro modo di vivere e di pensare, il nostro modo di produrre, di consumare e di sprecare non sono più compatibili con i diritti dei popoli dell'intero globo. I meccanismi perversi dell'attuale modello di sviluppo provocano l'impoverimento, il depredamento degli ecosistemi, la negazione delle soggettività e delle differenze.
Occorre quindi mettere in campo ogni risorsa umana e ambientale, di conoscenza, economica e sociale, per rispondere alle discontinuità subite con discontinuità ricercate, consapevoli e condivise. E’ necessaria innanzitutto una pubblica amministrazione di qualità in grado di garantire, integrazione, efficienza, efficacia, trasparenza e partecipazione ai processi decisionali in funzione dello sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. Deve essere rafforzato il mercato sociale sul piano dell’orientamento e governo della domanda e sul piano del controllo dell’offerta, mirando alla riduzione dell’uso delle risorse non rinnovabili, all’allargamento delle rinnovabili, alla riduzione dei rifiuti e al loro riciclo. Deve diventare un elemento fondante la centralità dello sviluppo della società della conoscenza e del lavoro per la qualità della vita e dell’ambiente.
Non vi sono più dubbi, allora, circa l’importanza che le istituzioni e più in generale il “pubblico” assume nel diventare sempre più protagonista principale, attraverso il proprio contributo, nel fondamentale tema dello sviluppo sostenibile nel tempo della globalizzazione.
Parimenti da questo quadro più generale ben si evince il ruolo che la ricerca e quindi l’Università possono e devono giocare in questa sfida epocale, come soggetti decisivi per indirizzare e supportare le scelte politiche ed amministrative che la comunità deve intraprendere per la corretta gestione delle risorse e del loro corretto impiego in ogni ambito e settore.
Anche il settore dell'edilizia è sempre più coinvolto e interessato dal dibattito su nuove scelte progettuali e operative volte a contrastare la grave crisi ambientale che ci attraversa.
Appare sempre più necessario promuovere, soprattutto come enti pubblici e istituzioni di alta formazione e di ricerca, una nuova cultura ecologica del costruire che sia compatibile con i parametri ambientali ed in particolare sia sostenibile rispetto al delicato tema dell'uso delle risorse, con particolare attenzione a quelle non rinnovabili.

Basti pensare che:
- il 45% dell'energia prodotta in Europa viene utilizzata nel settore edilizio;
- il 50% dell'inquinamento atmosferico in Europa è prodotto dal settore edilizio;
- il 50% delle risorse sottratte alla natura sono destinate all'industria edilizia;
- il 50% dei rifiuti prodotti annualmente in Europa proviene dal settore edilizio;
- si calcola che in Italia vi siano circa 19 milioni di abitazioni che necessitano di interventi di rinnovo sugli impianti;
- la maggior parte di queste abitazioni non sono isolate termicamente ed apportano un contributo non indifferente alla crescita dei gas serra in termini di emissioni.

Secondo Greenpeace:
- ogni italiano produce 7,2 tonnellate di C02 l’anno;
- circa un terzo del suo fabbisogno energetico è dovuto al riscaldamento degli immobili.
Si stima che il riscaldamento degli immobili causi ogni anno l’emissione di 24 milioni di tonnellate di CO2, circa il 20% dell’emissione complessiva di CO2 in Italia.
Il 70% del consumo per il riscaldamento potrebbe essere risparmiato attraverso l’adozione delle tecniche bioclimatiche e bioedili.
Solo isolando le pareti a nord e le coperture si potrebbe avere un risparmio del 35 % sul combustibile annuo.
Un edificio tradizionale degli anni 60/70 consuma dai 150 ai 300 kwh/mq/anno per riscaldamento e produzione di acqua calda.
Un edificio passivo (senza uso prevalente di impianti) bioclimatico può arrivare a consumare 30 kwh/mq/anno (circa 3 l di gasolio equivalente all'anno).

Il concetto di edilizia sostenibile è da tempo entrato negli obiettivi di quelle pubbliche amministrazioni che hanno colto per tempo e con maggior sensibilità, la necessità sempre più stringente di rivedere complessivamente il modello di sviluppo in corso, e quindi di riflettere positivamente e con atti concreti sulla riconversione ampia in senso ecologico proprio di quei settori che maggiormente contribuiscono al deficit negativo del consumo irreversibile delle risorse primarie non rinnovabili.
Attraverso iniziative, corsi, aggiornamento professionale per i tecnici, si è venuta a determinare, nelle strutture tecniche ed amministrative, una positiva e sempre più diffusa consapevolezza ecologica, percepita come presupposto imprescindibile per una progettazione architettonica corretta e legittimata dalla nuova etica della sostenibilità. Ma per il passaggio all’applicazione mancano, almeno in Italia, alcuni strumenti fondamentali, a partire da un’ attendibile individuazione dei materiali e delle tecnologie più rispondenti. Ad esempio molti progettisti ecologisti prediligono le garanzie offerte da materiali conosciuti e consolidati, facilmente reperibili e gestibili all’interno di un concetto di rispetto della tradizione, altri propendono per tecnologie più innovative e sofisticate, capaci di affrontare i temi complessi della modernità con mezzi adeguati. Si tratta in sostanza di bilanciare parametri non sempre convergenti quali la innocuità, la reperibilità, la riciclabilità , la facilità di manutenzione, il basso costo energetico, ecc.
Queste scelte strategiche hanno quindi bisogno di strumenti tecnico-operativi in grado di sostenere fattivamente, nel rapporto quotidiano con l'utenza e il mondo della professione e dell'impresa, i processi progettuali e soprattutto quelli realizzativi. Ogni lavorazione può essere attuata utilizzando, in alternativa, materiali e tecnologie a basso o nullo impatto ambientale. L'obbiettivo concreto è far convergere parametri quali innocuità, reperibilità, riciclabilità, facilità di manutenzione con le qualità ecologiche dei materiali e l'iinovazione tecnologica. Non dunque proposte astratte, ma l’individuazione di una gamma di possibilità più attente all’ambiente ed alla salute dei cittadini (tutti: addetti e utenti) che siano effettivamente praticabili. Spetterà poi al tecnico operare di volta in volta le scelte più opportune e convenienti in funzione del luogo, delle richieste progettuali, delle maestranze, del budget, ponendosi non nell’ottica di sperimentazioni spinte e dai risultati poco controllabili, ma attuando una introduzione graduale, prudente, effettiva, nella pratica corrente di cantiere.
Una serie di piccole azioni capaci, l’una accanto all’altra, di trasformare la realtà e diffondere ad ampio raggio, attraverso la “metabolizzazione” del cambiamento, una nuova qualità ecologica. Con questo nuovo approccio sistemico, che consideriamo essenziale per l'applicazione compiuta ed operativa delle scelte originate dalla volontà di realizzare edilizia sostenibile, ci attendiamo una risposta positiva di tutto il sistema edilizia; dal mondo dei tecnici e dei professionisti, da quello dell’Università e della ricerca, a quello delle imprese, dei lavoratori e delle forze sociali e sindacali. Perchè crediamo che la volontà politica di aprire un percorso nuovo deve essere accompagnata da una forte coerenza di obbiettivi e di scelte organizzative precise e trasparenti; con tali presupposti non può venire meno il consenso di tutti i protagonisti del settore, consenso che ovviamente è decisivo per il pieno successo di questa nostra forte aspettativa di costruzione di una nuova cultura ecologica dell'edilizia.
Diventa quindi prioritario interesse rivolgerci in particolar modo ai tecnici degli Enti locali perché siano in grado di operare in questo settore ed introducano nuovi concetti del costruire e del fare urbanistica nel loro lavoro, ponendo la pubblica amministrazione all’avanguardia in questo campo. Ma altresì è importante attivare anche iniziative per operatori pubblici e privati che operano in campo ambientale per approfondire le conoscenze e far crescere le sensibilità operative per la salvaguardia dell’ecosistema.
Un impegno progettuale forte rivolto proprio alle generazioni future con la consapevolezza di indicare nuove e più attente sinergie con l’ambiente e la natura e con il senso di forte responsabilità affinché il nostro agire sul pianeta sia equilibrato e non distruttivo, un progetto che associa la qualità del costruire alle prerogative fondamentali della natura e della sua conservazione.

Se l’edilizia e l’urbanistica degli ultimi decenni hanno evidenziato inadeguatezze preoccupanti sotto il profilo della salubrità fisica e sociale, il compito che tocca ora all’architettura del nuovo millennio è la riqualificazione dell’ambiente, la rivalutazione dei piccoli centri storici, il risanamento delle periferie . In concreto si deve guardare ad un vero e proprio “sistema” che non deve privilegiare solo gli aspetti estetici e formali dell’architettura, ma preoccuparsi altresì del risparmio delle risorse ambientali e soprattutto del benessere psicofisico degli utenti. Tale impostazione è diventata ormai una necessità viste le trasformazioni sociali ed organizzative in atto (informatizzazione della comunicazione e del lavoro, utilizzo del tempo libero, disequilibri demografici, lavoro a domicilio) stanno determinando la diversificazioni delle utenze e cambiando il modo stesso di abitare. Ecco perché nelle punte più avanzate della società europea si è sviluppata una nuova etica di intendere la qualità abitativa, in cui i concetti di risparmio energetico, di compatibilità biologica e sostenibilità ambientale stanno assumendo sempre una maggior rilevanza. Ci troviamo dunque di fronte a una vera e propria sfida del terzo millennio che non si può affrontare guardando nostalgicamente indietro e rifiutando la contemporaneità.

- Nuova proposta organizzativa: coord metropolitano per area metropolitana

Lo sviluppo in questi mesi dell’associazione, con la costituzione di numerosi nuovi circoli nel nostro territorio provinciale (a Signa, Sesto, Calenzano, Campi, Bagno a Ripoli, Chianti, Mugello), unitamente alla nuova organizzazione istituzionale prevista dal DL 201 con la conseguente riorganizzazione del livello provinciale, che rende ormai indifferibile la necessità di istituire il nuovo livello di governo del territorio come l’Area Metropolitana Fiorentina, ci fanno promuovere l’istituzione del Coordinamento dei circoli Ecodem dell’Area metropolitana fiorentina. A tal fine chiedo a Piero Baronti di assumere il ruolo di coordinatore di tale nuovo livello, pregandolo di voler attivare i conseguenti aspetti politico-organizzativi, per organizzare e guidare questa importantissima nuova iniziativa.

21 settembre 2012

Alberto di Cintio, coordinatore uscente del Circolo ECODEM di Firenze


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