Care
cari amici,
vi
esprimo tutta la mia gratitudine per il vostro impegno, coerente e
costante, che hanno permesso, in particolare in questo ultimo anno
di raccogliere successo e soddisfazione per l’azione politica del
nostro Circolo. Il bilancio dell’attività svolta è senz’altro
positivo ma sicuramente abbiamo ancora tanto lavoro da fare per la
piena affermazione dei principi ecologici nel PD, nel centrosinistra,
nel governo del territorio.
In
particolare occorre che il nostro circolo sappia intensificare le
iniziative sia di informazione che di approfondimento teorico e
scientifico, ma anche di lotta e proposta con coraggio e
determinazione, cercando soprattutto di raggiungere e far associare
sempre più giovani.
Vi
segnalo alcune delle priorità programmatiche.
-
Mobilità
Gli
ecodem fiorentini aderiscono e sostengono convintamente sia i
progetti delle nuove linee di tramvia di Firenze, sia il progetto
della linea tramtreno che intende collegare Firenze con
la Piana, Campi, fino a Prato.
Progetti
di straordinaria importanza per integrare, sviluppare, completare un
sistema di mobilità sostenibile nella costituenda città
metropolitana.
Nel
campo della mobilità c’è moltissimo da fare, e ritardi enormi da
recuperare.
La
qualità della vita ed il benessere sono associati alla disponibilità
di un sistema di trasporto sicuro, affidabile, comodo e rapido.
Per
il Circolo Ecodem di Firenze investire nella
realizzazione di sistemi di mobilità sostenibile - ferrovie
locali, tramvie e metropolitane, treni per i pendolari, autobus a
basso impatto ambientale, sostegno alla ricerca ed alla innovazione
dell’industria automobilistica, passaggio delle merci dalla gomma
alla ferrovia - è una priorità per la modernizzazione del paese.
In più può costituire, al tempo stesso, una scelta importante per
il rilancio dell’economia.
La
tramvia è parte della soluzione a questa crisi della mobilità,
insieme ad un potenziato servizio ferroviario regionale e
metropolitano, integrato da nuovi parcheggi scambiatori, da un
sistema di nuove piste ciclabili.
Oltre
a quelli ambientali, sono molti i vantaggi economici e sociali che
deriveranno all’intera comunità dell’area metropolitana
fiorentina grazie alla realizzazione della tramvia: la migliore
accessibilità del territorio a scala metropolitana, regionale e
nazionale; la possibilità di integrare i parcheggi scambiatori con
l’intero sistema di mobilità provinciale e regionale, riducendo in
modo drastico l’ingente domanda di pendolarismo extraurbano su
gomma; la possibilità di ridurre il costo tariffario della mobilità
urbana ed extraurbana per gli abitanti delle città, introducendo
l’uso generalizzato del biglietto unico a scala metropolitana
favorendo, in particolari fasce orarie, un uso privilegiato del mezzo
pubblico utilizzato nel sistema integrato da lavoratori, pensionati e
studenti.
Il
sistema di rete tramviaria avrà poi un’importanza strategica per
la riduzione dei consumi energetici, dell’ inquinamento atmosferico
e il conseguente cambiamento degli stili di vita dei cittadini ( più
sobri e più salubri), che deriveranno nel medio/lungo periodo da
questa straordinaria e necessaria trasformazione dell’organizzazione
della mobilità collettiva.
Con
la tramvia in funzione il traffico privato su gomma si ridurrà
significativamente e anche le emissioni inquinanti diminuiranno
altrettanto. La tramvia non serve solo a migliorare l'ambiente, ma
anche la salute dei cittadini.
Il
potenziamento del trasporto pubblico è uno degli assi strategici da
perseguire per consentire alla cittadinanza di adottare uno stile di
vita più sostenibile.
-
Urbanistica, green economy, risparmio energetico
Una
doverosa e motivata premessa di carattere generale.
Il
processo di globalizzazione in corso è caratterizzato da grandi
ingiustizie civili e sociali e gravi diseguaglianze distributive
nonostante le grandi opportunità di evoluzione sociale offerte dalle
nuove tecnologie e dalla crescita della conoscenza. Le vite di
milioni di persone e le loro società civili sono minacciate dalle
“guerre preventive”, dalle carestie e malattie vecchie e nuove,
dai disastri ambientali e in particolare dai danni al clima portati
dal sistema produttivo. Molto di questo deriva dalla estensione a
tutto il Pianeta di un unico modello di produzione e di consumo,
quello imposto dai Paesi sviluppati, che comporta inevitabilmente una
continua accelerazione dei consumi delle risorse energetiche e
ambientali non rinnovabili in particolare nei grandi Paesi emergenti
come l’India e la Cina.
L'enorme
divario nelle condizioni di vita tra i popoli della terra ad alto
livello tecnologico, economico e industriale e quello dei popoli meno
tecnologicamente avanzati, impone un intervento di tipo nuovo volto
alla realizzazione di un futuro sostenibile. Il nostro modo di vivere
e di pensare, il nostro modo di produrre, di consumare e di sprecare
non sono più compatibili con i diritti dei popoli dell'intero globo.
I meccanismi perversi dell'attuale modello di sviluppo provocano
l'impoverimento, il depredamento degli ecosistemi, la negazione delle
soggettività e delle differenze.
Occorre
quindi mettere in campo ogni risorsa umana e ambientale, di
conoscenza, economica e sociale, per rispondere alle discontinuità
subite con discontinuità ricercate, consapevoli e condivise. E’
necessaria innanzitutto una pubblica amministrazione di qualità in
grado di garantire, integrazione, efficienza, efficacia, trasparenza
e partecipazione ai processi decisionali in funzione dello sviluppo
ambientalmente e socialmente sostenibile. Deve essere rafforzato il
mercato sociale sul piano dell’orientamento e governo della domanda
e sul piano del controllo dell’offerta, mirando alla riduzione
dell’uso delle risorse non rinnovabili, all’allargamento delle
rinnovabili, alla riduzione dei rifiuti e al loro riciclo. Deve
diventare un elemento fondante la centralità dello sviluppo della
società della conoscenza e del lavoro per la qualità della vita e
dell’ambiente.
Non
vi sono più dubbi, allora, circa l’importanza che le istituzioni e
più in generale il “pubblico” assume nel diventare sempre più
protagonista principale, attraverso il proprio contributo, nel
fondamentale tema dello sviluppo sostenibile nel tempo della
globalizzazione.
Parimenti
da questo quadro più generale ben si evince il ruolo che la ricerca
e quindi l’Università possono e devono giocare in questa sfida
epocale, come soggetti decisivi per indirizzare e supportare le
scelte politiche ed amministrative che la comunità deve
intraprendere per la corretta gestione delle risorse e del loro
corretto impiego in ogni ambito e settore.
Anche il settore dell'edilizia è
sempre più coinvolto e interessato dal dibattito su nuove scelte
progettuali e operative volte a contrastare la grave crisi ambientale
che ci attraversa.
Appare sempre più necessario
promuovere, soprattutto come enti pubblici e istituzioni di alta
formazione e di ricerca, una nuova cultura ecologica del costruire
che sia compatibile con i parametri ambientali ed in particolare sia
sostenibile rispetto al delicato tema dell'uso delle risorse, con
particolare attenzione a quelle non rinnovabili.
Basti
pensare che:
-
il 45% dell'energia prodotta in Europa viene utilizzata nel settore
edilizio;
- il 50% dell'inquinamento atmosferico in Europa è prodotto dal settore edilizio;
- il 50% delle risorse sottratte alla natura sono destinate all'industria edilizia;
- il 50% dei rifiuti prodotti annualmente in Europa proviene dal settore edilizio;
- si calcola che in Italia vi siano circa 19 milioni di abitazioni che necessitano di interventi di rinnovo sugli impianti;
- il 50% dell'inquinamento atmosferico in Europa è prodotto dal settore edilizio;
- il 50% delle risorse sottratte alla natura sono destinate all'industria edilizia;
- il 50% dei rifiuti prodotti annualmente in Europa proviene dal settore edilizio;
- si calcola che in Italia vi siano circa 19 milioni di abitazioni che necessitano di interventi di rinnovo sugli impianti;
-
la maggior parte di queste abitazioni non sono isolate termicamente
ed apportano un contributo non indifferente alla crescita dei gas
serra in termini di emissioni.
Secondo Greenpeace:
- ogni italiano produce 7,2 tonnellate di C02 l’anno;
- circa un terzo del suo fabbisogno energetico è dovuto al riscaldamento degli immobili.
Si stima che il riscaldamento degli immobili causi ogni anno l’emissione di 24 milioni di tonnellate di CO2, circa il 20% dell’emissione complessiva di CO2 in Italia.
Il
70% del consumo per il riscaldamento potrebbe essere risparmiato
attraverso l’adozione delle tecniche bioclimatiche e bioedili.
Solo
isolando le pareti a nord e le coperture si potrebbe avere un
risparmio del 35 % sul combustibile annuo.
Un edificio tradizionale degli anni 60/70 consuma dai 150 ai 300 kwh/mq/anno per riscaldamento e produzione di acqua calda.
Un edificio tradizionale degli anni 60/70 consuma dai 150 ai 300 kwh/mq/anno per riscaldamento e produzione di acqua calda.
Un
edificio passivo (senza uso prevalente di impianti) bioclimatico può
arrivare a consumare 30 kwh/mq/anno (circa 3 l di gasolio equivalente
all'anno).
Il concetto di edilizia sostenibile è da tempo entrato negli obiettivi di quelle pubbliche amministrazioni che hanno colto per tempo e con maggior sensibilità, la necessità sempre più stringente di rivedere complessivamente il modello di sviluppo in corso, e quindi di riflettere positivamente e con atti concreti sulla riconversione ampia in senso ecologico proprio di quei settori che maggiormente contribuiscono al deficit negativo del consumo irreversibile delle risorse primarie non rinnovabili.
Attraverso
iniziative, corsi, aggiornamento professionale per i tecnici, si è
venuta a determinare, nelle strutture tecniche ed amministrative, una
positiva e sempre più diffusa consapevolezza ecologica, percepita
come presupposto imprescindibile per una progettazione architettonica
corretta e legittimata dalla nuova etica della sostenibilità. Ma
per il passaggio all’applicazione mancano, almeno in Italia, alcuni
strumenti fondamentali, a partire da un’ attendibile individuazione
dei materiali e delle tecnologie più rispondenti. Ad esempio molti
progettisti ecologisti prediligono le garanzie offerte da materiali
conosciuti e consolidati, facilmente reperibili e gestibili
all’interno di un concetto di rispetto della tradizione, altri
propendono per tecnologie più innovative e sofisticate, capaci di
affrontare i temi complessi della modernità con mezzi adeguati. Si
tratta in sostanza di bilanciare parametri non sempre convergenti
quali la innocuità, la reperibilità, la riciclabilità , la
facilità di manutenzione, il basso costo energetico, ecc.
Queste scelte strategiche hanno quindi
bisogno di strumenti tecnico-operativi in grado di sostenere
fattivamente, nel rapporto quotidiano con l'utenza e il mondo della
professione e dell'impresa, i processi progettuali e soprattutto
quelli realizzativi. Ogni lavorazione può essere attuata
utilizzando, in alternativa, materiali e tecnologie a basso o nullo
impatto ambientale. L'obbiettivo concreto è far convergere parametri
quali innocuità, reperibilità, riciclabilità, facilità di
manutenzione con le qualità ecologiche dei materiali e l'iinovazione
tecnologica. Non dunque proposte astratte, ma l’individuazione di
una gamma di possibilità più attente all’ambiente ed alla salute
dei cittadini (tutti: addetti e utenti) che siano effettivamente
praticabili. Spetterà poi al tecnico operare di volta in volta le
scelte più opportune e convenienti in funzione del luogo, delle
richieste progettuali, delle maestranze, del budget, ponendosi non
nell’ottica di sperimentazioni spinte e dai risultati poco
controllabili, ma attuando una introduzione graduale, prudente,
effettiva, nella pratica corrente di cantiere.
Una serie di piccole azioni capaci,
l’una accanto all’altra, di trasformare la realtà e diffondere
ad ampio raggio, attraverso la “metabolizzazione” del
cambiamento, una nuova qualità ecologica. Con
questo nuovo approccio sistemico, che consideriamo essenziale per
l'applicazione compiuta ed operativa delle scelte originate dalla
volontà di realizzare edilizia sostenibile, ci attendiamo una
risposta positiva di tutto il sistema edilizia; dal mondo dei tecnici
e dei professionisti, da quello dell’Università e della ricerca, a
quello delle imprese, dei lavoratori e delle forze sociali e
sindacali. Perchè crediamo che la volontà politica di aprire un
percorso nuovo deve essere accompagnata da una forte coerenza di
obbiettivi e di scelte organizzative precise e trasparenti; con tali
presupposti non può venire meno il consenso di tutti i protagonisti
del settore, consenso che ovviamente è decisivo per il pieno
successo di questa nostra forte aspettativa di costruzione di una
nuova cultura ecologica dell'edilizia.
Diventa
quindi prioritario interesse rivolgerci in particolar modo ai tecnici
degli Enti locali perché siano in grado di operare in questo settore
ed introducano nuovi concetti del costruire e del fare urbanistica
nel loro lavoro, ponendo la pubblica amministrazione all’avanguardia
in questo campo. Ma altresì è
importante attivare anche iniziative per operatori pubblici e privati
che operano in campo ambientale per approfondire le conoscenze e far
crescere le sensibilità operative per la salvaguardia
dell’ecosistema.
Un
impegno progettuale forte rivolto proprio alle generazioni future con
la consapevolezza di indicare nuove e più attente sinergie con
l’ambiente e la natura e con il senso di forte responsabilità
affinché il nostro agire sul pianeta sia equilibrato e non
distruttivo, un progetto che associa la qualità del costruire alle
prerogative fondamentali della natura e della sua conservazione.
Se
l’edilizia e l’urbanistica degli ultimi decenni hanno evidenziato
inadeguatezze preoccupanti sotto il profilo della salubrità fisica e
sociale, il compito che tocca ora all’architettura del nuovo
millennio è la riqualificazione dell’ambiente, la rivalutazione
dei piccoli centri storici, il risanamento delle periferie . In
concreto si deve guardare ad un vero e proprio “sistema” che non
deve privilegiare solo gli aspetti estetici e formali
dell’architettura, ma preoccuparsi altresì del risparmio delle
risorse ambientali e soprattutto del benessere psicofisico degli
utenti. Tale impostazione è diventata ormai una necessità viste le
trasformazioni sociali ed organizzative in atto (informatizzazione
della comunicazione e del lavoro, utilizzo del tempo libero,
disequilibri demografici, lavoro a domicilio) stanno determinando la
diversificazioni delle utenze e cambiando il modo stesso di abitare.
Ecco perché nelle punte più avanzate della società europea si è
sviluppata una nuova etica di intendere la qualità abitativa, in cui
i concetti di risparmio energetico, di compatibilità biologica e
sostenibilità ambientale stanno assumendo sempre una maggior
rilevanza. Ci troviamo dunque di fronte a una vera e propria sfida
del terzo millennio che non si può affrontare guardando
nostalgicamente indietro e rifiutando la contemporaneità.
-
Nuova proposta organizzativa: coord metropolitano per area
metropolitana
Lo
sviluppo in questi mesi dell’associazione, con la costituzione di
numerosi nuovi circoli nel nostro territorio provinciale (a Signa,
Sesto, Calenzano, Campi, Bagno a Ripoli, Chianti, Mugello),
unitamente alla nuova organizzazione istituzionale prevista dal DL
201 con la conseguente riorganizzazione del livello provinciale, che
rende ormai indifferibile la necessità di istituire il nuovo livello
di governo del territorio come l’Area Metropolitana Fiorentina, ci
fanno promuovere l’istituzione del Coordinamento dei circoli
Ecodem dell’Area metropolitana fiorentina. A tal fine chiedo a
Piero Baronti di assumere il ruolo di coordinatore di tale nuovo
livello, pregandolo di voler attivare i conseguenti aspetti
politico-organizzativi, per organizzare e guidare questa
importantissima nuova iniziativa.
21 settembre 2012
Alberto di Cintio, coordinatore uscente del Circolo ECODEM di Firenze
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